L’onorevole Marco Campomenosi, capodelegazione della Lega al Parlamento Europeo di Bruxelles, tra gli altri temi, ha approfondito in un’intervista a Telenord quello relativo alla portualità italiana e degli ETS.
“Nell’estate del 2021, quando la Commissione Europea ha presentato il pacchetto “Fit for 55”, che mirava a ridurre le emissioni di gas climalteranti del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, abbiamo immediatamente manifestato le nostre preoccupazioni. Era evidente che le proposte legislative erano ideologiche e mancavano di un contatto reale con le esigenze dell’industria, della società e degli Stati europei.
Una delle proposte chiave era la revisione del sistema di scambio di quote di CO2, noto come Emission Trading System europeo (ETS), che tassa le emissioni di settori industriali e produttivi per incoraggiarli a ridurre l’impatto ambientale attraverso un articolato sistema di scambio dei certificati di CO2, per quote, che vengono acquistati su un mercato secondario istituito ad hoc. L’ETS era già in vigore per molti settori con risultati dubbi.
La proposta di revisione ha incluso anche il settore marittimo nell’ETS, coprendo il 100% delle emissioni prodotte dalle navi che compiono viaggi tra porti europei, il 100% delle emissioni prodotte dalle navi che sostano in un porto europeo ed il 50% delle emissioni delle navi che compiono un viaggio tra un porto europeo ed un porto non europeo. In poche parole, l’ETS aumenta i costi fissi delle navi e, per quanto riguarda le operazioni di trasporto merci e passeggeri, in particolare il caso del “transhipment”, rende più vantaggioso per le compagnie di navigazione fare scalo in Paesi Terzi, come il Nord Africa, anziché in Europa. Sebbene durante le negoziazioni sia stato introdotto un correttivo, questo ha scarso impatto e non è sufficiente ad evitare una fuga di capitali e imprese da alcuni porti mediterranei, tra cui Gioia Tauro.
La Lega, sin dal 2021, ha segnalato questi problemi al Parlamento europeo, e fin da subito abbiamo proposto soluzioni concrete, alle quali la maggioranza del Parlamento europeo si è opposta. Attualmente, la revisione della Direttiva è stata approvata, e l’applicazione all’ambito marittimo inizierà gradualmente dal 2024. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha sollevato in Consiglio dei Ministri la questione e l’Italia, insieme ad altri Stati europei, sta cercando di persuadere la Commissione europea ad intervenire sulla base della clausola di revisione della Direttiva, prima che entri in vigore.
È fondamentale mantenere l’attenzione su questo problema e continuare a parlare di questa distorsione della competitività che si tradurrà in una perdita di posti di lavoro e investimenti, senza avere un effetto considerevole sulla riduzione delle emissioni di CO2. Infatti, le navi che non faranno scalo in Europa si sottrarranno alla legislazione climatica, lasciando invariate le loro emissioni.”