Nautica da diporto: una filiera di prestigio che ha potenzialità immense

Le politiche green europee rischiano di danneggiarne la competitività sul mercato globale. Serve più buonsenso e attenzione alle caratteristiche di questo settore di cui Genova è una delle capitali mondiali

L’intervento dell”onorevole Marco Campomenosi, capodelegazione della Lega al Parlamento Europeo di Bruxelles, sul tema della nautica da diporto.

“Tra le attività di cui Genova è capitale mediterranea e mondiale, l’industria nautica riveste un’importanza significativa sia a livello economico che culturale. Infatti, contribuisce all’economia e al turismo di molte regioni costiere in tutto il mondo e comprende varie attività che generano un elevato numero di posti di lavoro diretti ed indiretti. Inoltre, questo settore è noto per essere all’avanguardia in termini di tecnologia ed innovazione, per migliorare le prestazioni delle imbarcazioni, la sicurezza e l’efficienza energetica.

Nell’ultimo decennio, dopo l’impegno della Commissione Europea nella realizzazione del “Green Deal”, l’industria nautica si è mobilitata per sviluppare imbarcazioni e motori più efficienti dal punto di vista energetico e adottare pratiche di navigazione ecologiche.

Tutto ciò ha creato opportunità e sfide per il settore delle imbarcazioni da diporto, che può trarre vantaggio dall’importanza crescente della sostenibilità per il business e gli investimenti, ma che deve anche affrontare, allo stesso tempo, i rischi legati agli oneri amministrativi e finanziari dovuti ai nuovi e sempre più elevati standard ambientali. Le principali sfide per il settore nautico includono la riduzione delle emissioni inquinanti e l’impatto ambientale dell’intera catena di approvvigionamento, soprattutto per quanto riguarda i siti di costruzione delle imbarcazioni, l’estrazione delle materie prime e la produzione della componentistica.

Sullo sfondo di questa breve panoramica, troviamo una delle questioni più importanti che la politica sta affrontando in questo momento: difendere e sostenere la competitività durante dei nostri settori economici, in primis quelli di punta, durante il lungo percorso della transizione ambientale. Al momento, le due principali leggi europee che coprono il settore marittimo, l’ETS e il FuelEu Maritime, si applicano soltanto alle navi con oltre 5000 tonnellate di stazza lorda, limite che, in un secondo momento, potrebbe scendere a 400 tonnellate di stazza lorda, mantenendo sempre al di fuori del loro campo di applicazione la nautica da diporto, la quale però subisce effetti diretti e indiretti delle politiche green.

Per evitare di perdere competitività e sviluppo economico, l’UE dovrebbe fornire fondi e strumenti di protezione per il settore nautico; dovrebbe, inoltre, evitare di emanare o attuare disposizioni che gravino eccessivamente sull’industria e sulla sua catena di approvvigionamento, allo scopo di tutelare le imprese e i loro modelli aziendali. La ricetta per sostenere questo settore è semplice ed efficace: meno oneri, più finanziamenti e/o vantaggi fiscali, insieme ad un piano di internalizzazione per le piccole realtà. Quest’ultima è un’opportunità chiave per l’industria nautica e l’Europa dovrebbe concentrarsi su di essa, utilizzando gli schemi commerciali previsti dagli accordi internazionali di commercio già istituiti. Inoltre, l’internalizzazione può essere uno strumento di protezione per il mercato interno, giacché garantirebbe che i prodotti esteri rispettino i nostri stessi standard ambientali ed etici.

Il settore della nautica da diporto contribuisce significativamente alla blue economy ed è strategico per il turismo costiero. Pertanto, è importante considerare incentivi e progetti che valgano a livello regionale e locale e si inquadrino in un più ampio piano di sviluppo. Le opportunità sono presenti, ma è fondamentale adottare una strategia che sappia affrontare e vincere le sfide”.